Docenti mediocri burocrati che non rispettano le norme e se stessi?
La domanda nasce dal fatto che se si vuole mettere un’insufficienza ad uno studente anche quest’anno duemila e ventuno, il docente deve compilare un documento in cui si impegna per tutto l’anno successivo a progettare strategie didattiche volte a colmare le lacune accumulate dal discente in quest’anno e soprattutto durante il periodo di sospensione delle lezioni per decreto che hanno dato vita con impressionante solerzia, da parte dei docenti, alla cosiddetta didattica a distanza o, forse, sarebbe più opportuno definire: didattica d’emergenza. E’ necessario ricordare che la sospensione delle lezioni rende illegittima ogni forma di valutazione dello studente e, dunque, non si può né effettuare verifiche scritte, né interrogazioni orali. Oltretutto adottando la didattica a distanza è alquanto difficile, se non impossibile, assicurare trasparenza. E comunque non sono sostenute da alcuna validità giuridica in quanto la cosiddetta didattica a distanza non è ancora normata, nonostante annunci e proposte soloniche.
PAI (Piano di apprendimento individuale)
Con questo documento, il PAI (Piano di apprendimento individuale) il legislatore ci dice due cose importanti:
- la prima è che il discente, appunto, non avendo obbligo di partecipazione alla didattica a distanza non può essere penalizzato perché eventuali lacune negli apprendimenti non possono essergli attribuiti;
- la seconda è che è compito del docente trovare il modo per far recuperare le conoscenze cui il discente ha diritto. E il docente deve impiegare tutto l’anno successivo, se necessario, per raggiungere e far raggiungere al discente quegli obiettivi che gli sono stati preclusi durante il periodo di didattica online. Le suddette disposizioni si possono facilmente verificare leggendo l’ordinanza di riferimento, art. 6, comma 2.
PIA (Piano Integrato degli Apprendimenti)
Assieme a questo documento il legislatore ne ha predisposto un altro, il PIA (Piano di Integrazione degli Apprendimenti), stessa ordinanza, comma 3. Con questo il docente che non ha completato gli apprendimenti – si badi bene, non si fa riferimento alcuno ai “programmi”, nell’ordinanza è scritto “progettazioni e correlati obiettivi di apprendimento”, infatti i programmi ministeriali furono eliminati da Letizia Moratti nel 2003 con la L. n. 53 – dunque, quei contenuti, mettiamola in termini semplici, che il docente durante il periodo di didattica d’emergenza non è riuscito ad impartire ai suoi studenti, dovrà integrarli l’anno successivo. Se necessario durante l’arco dell’intero anno. Nel caso in cui questo docente non è confermato nel medesimo istituto o nella medesima classe chi prenderà il suo posto si trova il PIA in eredità.
Attacco pandemico all’intelligenza o alla mediocrità?
Si deduce quindi che il legislatore ammette surrettiziamente, e non potrebbe fare altrimenti, che il discente non avendo alcun obbligo è tutelato e non può essere penalizzato perdendo l’anno e, anzi sta dicendo che è il docente che si deve prodigare per far in modo che il discente non sia privato di quelle conoscenze, com’è suo diritto costituzionale. Molti docenti oggi protestano perché ritengono questi documenti l’ennesimo aggravio burocratico e una sorta di punizione. In realtà essi sono la conseguenza delle loro autonome scelte. Il legislatore, in questo modo, si è messo al riparo da eventuali ripercussioni giuridiche passando la palla delle responsabilità, ancora una volta, nel campo dei docenti, i quali, si erano scandalizzati all’ovvio annuncio del ministero di non far perdere l’anno a nessuno. Chissà poi perché i ragazzi avrebbero dovuto pagare per i danni subìti a causa di un’emergenza sanitaria di cui non hanno alcuna colpa? Nessuno ha obbligato alcuno ad attuare la didattica a distanza, questo è bene sottolinearlo, si è sicuramente fatto leva su un presunto obbligo morale, ma solo dopo che, in massa, gli insegnanti si erano già attivati con afflato materno usando i canali di comunicazione più disparati, persino WhatsApp, e senza minimamente preoccuparsi di questioni di privacy, peraltro, regolati da una legge europea a molti sconosciuta (Regolamento UE 2016/679); senza minimamente preoccuparsi di questioni metodologiche e delle risultanze oggettive delle loro scelte istintive e soprattutto senza minimamente preoccuparsi dei diritti dei discenti tutelati dalla legge. Si è praticata l’anarchia come se fossero chiamati a salvare il mondo, come se stessero andando in guerra. Il legislatore ha solo messo in atto vari dispositivi per evitare che la responsabilità formale ricadesse sul ministero spostando l’onere su un corpo docente che, ancora una volta, ha dimostrato di non conoscere la normativa, né il CCNL, oppure di essersene infischiato ampiamente. Il legislatore sta facendo il suo gioco: non prendersi alcuna responsabilità. Tuttavia, nonostante questo continuo scaricabarile da parte del ministero, i docenti non si sognano nemmeno di fare loro marcia indietro e potrebbero farla tranquillamente perché, dopo tutto, si era detto di rimodulare gli obiettivi tenendo conto della situazione eccezionale. Allora sembra mancare totalmente la capacità di interpretare la realtà, di leggere i fatti e le loro conseguenze. In pratica, anziché rispedire al mittente il gioco politico calato dall’alto, si stanno auto-sodomizzando.
Chi è causa del suo male pianga se stesso…
Prof. Castaldo Enrico
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