Alle ore 7,35 del 21 aprile 2025 (lunedì di Pasqua) si è spento Papa Francesco. Con lui non è morto soltanto un pontefice, ma un grande Uomo. La sola idea che Papa Francesco sia mancato ha gettato nell’ansia milioni di persone.
In un momento storico segnato dal ritorno dell’autoritarismo, da guerre che distruggono Paesi, popoli e annientano le speranze, Papa Francesco è stato l’unico leader globale che ha saputo difendere con forza la dignità di ogni essere umano.
Soprusi e ingiustizie economiche e sociali, date per accettabili dai potenti, sono state combattute per l’autentico amore evangelico radicato in una fede che non ha mai avuto paura del giudizio del Mondo. Poveri, esclusi, migranti, malati, famiglie in difficoltà, anziani soli, giovani disorientati in lui avevano un difensore. Significativo che il suo primo viaggio è stato a Lampedusa, approdo dei disperati in fuga. Altrettanto importanti è il rispetto sempre avuto per il prossimo che il Santo Padre ha sintetizzato con la frase: “Chi sono io per giudicare”.
Oggi con il rischio di una guerra di portata inimmaginabile la sua assenza è avvertita con un senso di smarrimento, di impotenza e di paura.
Ma forse, proprio su come affrontare il futuro, si cela il suo ultimo insegnamento: quello di non cedere all’indifferenza, di non arrenderci al potere, di non dimenticare l’essenziale. Ci ha indicato che un altro “Mondo” è possibile solo se mettiamo al centro la persona, sempre, ovunque, senza condizioni.
Papa Francesco ci lascia un’eredità viva. Sta a noi non disperderla.
Danilo Maron
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