Dopo la strage di braccianti avvenuta a Foggia l’attenzione di tutti media, politici e non solo era focalizzata sul tema del caporalato. Poi, dopo qualche settimana, tutto viene dimenticato. In Italia sembra normale che un’altra strage dovuta a inerzia di chi è tenuto a controllare e a fare attragga all’attenzione. E così dopo una finta indignazione …il silenzio.
Tutti sanno degli sfruttati e dei sfruttatori e l’opinione pubblica si sdegna con gli agricoltori quando dalla televisione si apprende dei lavoratori stroncati sui campi dalla fatica o morti sulle strade mentre vanno o vengono dalle campagne.
Sotto accusa è la categoria degli agricoltori, soprattutto quelli delle regioni del sud, dipinti da certi servizi giornalistici come incapaci e culturalmente arretrati.
La politica, le associazioni di categoria ed i sindacati ogni anno, in questo periodo che coincide con la raccolta del pomodoro dichiarano guerra al caporalato promettendo l’inasprimento delle sanzioni per tutti coloro che utilizzano manodopera in nero salvo poi l’anno successivo constatare che tutto è rimasto come prima.
Ma perchè non è possibile debellarlo definitivamente?
Il CorriereNazionale.net con un interessante articolo su Eurospin ci spiega come si possa promuovere delle offerte irrinunciabili:
una bottiglia di passata di pomodoro a 39 centesimi di euro, un litro di latte a 59 centesimi, un barattolo da 370 grammi di confettura a 79 centesimi, un pacco di pasta a 49 centesimi.
Questi sono alcuni dei prezzi praticati dalla grande distribuzione che promuove prezzi stracciati sul cibo per attrarre la clientela.
Facendo un rapido calcolo, è possibile preparare una pasta al pomodoro per quattro persone spendendo quanto un caffè al bar.Ma come fa la grande distribuzione a proporre prezzi così stracciati? Dietro le offerte al consumatore, c’è un meccanismo perverso che finisce per impoverire intere filiere con conseguenze distorsive sulle dinamiche di produzione e sui rapporti di lavoro nelle campagne tipo l’ASTA ELETTRONICA AL DOPPIO RIBASSO.
Trattasi di una pratica commerciale, sempre più diffusa nel settore della Grande distribuzione organizzata (Gdo), che fa leva sul grande potere che hanno acquisito negli ultimi anni le insegne dei supermercati e sulla frammentazione e lo scarso potere contrattuale degli altri attori della filiera.
Come funziona un’asta al doppio ribasso? Il meccanismo di base è lo stesso di un’asta: da una parte c’è la Gdo, che deve acquistare la merce, dall’altra le aziende fornitrici che fanno l’offerta con un’unica, non trascurabile, variante: vince il prezzo peggiore, non il migliore.
Una volta raccolte le proposte viene indetta una seconda gara, usando come base di partenza l’offerta più bassa.
Poche settimane fa, un’azienda della Gdo ha indetto una gara per la fornitura di 20 milioni di bottiglie di passata da 700 grammi e di pelati da 400 grammi.
Con il sistema della doppia asta ha spuntato un prezzo di 31,5 centesimi per la passata e di 21,5 centesimi per i pelati.
Se teniamo conto solo della materia prima, della bottiglia e del tappo, per la passata arriviamo a un costo di 32 centesimi, se poi aggiungiamo il costo dell’energia e del lavoro si va sottocosto. Eppure, pur di aggiudicarsi la commessa e stare sul mercato, molti sono disposti a lavorare in perdita, sapendo poi di rifarsi risparmiando su altre voci di fatturato, come per esempio il costo della materia prima o del lavoro.
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“CHI E’ IL CAPORALE – l’altra faccia della medaglia”
Nelle campagne il pomodoro è maturo e tutto è pronto. Camion carichi di cassoni fanno la spola tra i campi e le aziende di trasformazione.
E’ tempo di raccolto ma gli agricoltori sono sempre più scontenti. Una volta il pomodoro garantiva ottimi guadagni ma ormai è un prodotto-merce, che si paga sempre meno.
In una specie di effetto a cascata, ogni attore della filiera finisce per rivalersi su quello più debole. Le aziende di trasformazione strozzate dalle aste cercano di ottenere il prodotto agricolo a prezzi irrisori e i produttori devono accettare pena non ricevere i ”cassoni” senza i quali non possono raccogliere il prodotto. A loro volta i produttori provano a risparmiare sul costo del lavoro. Alla fine ci rimettono i lavoratori, essendo l’ultimo anello della catena.
Non si può pensare di eliminare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro se non si interviene per riequilibrare la filiera.
Attualmente a Bruxelles è allo studio una direttiva che vuole stabilire degli standard di legge a cui tutti gli stati membri devono adeguarsi. Se la direttiva sarà approvata scatteranno dei meccanismi che vieteranno le pratiche più aggressive della Gdo.
Il sindacato Labor ritiene che sia doveroso nell’interesse dei lavoratori tutti e per la salvaguardia delle piccole e medie aziende agricole avviare il dialogo su tale tema anche tramite l’apertura di un tavolo istituzionale per valutare opportune soluzioni.
A tal fine si farà portavoce presso le istituzioni di tale iniziativa in quanto ritiene che solo mantenendo l’attenzione su tali temi e coinvolgendo tutti gli operatori si possano risolvere i problemi delle aziende agricole e dei lavoratori.
Al contrario, finché prevarranno atteggiamenti gattopardeschi i POMODORI continueranno ad essere ROSSO IPOCRITA.
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